domenica 29 luglio 2007

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Rivoli (TO), 1° Giugno 2007 - Il primo intervento di Giorgio Gardiol dell'associazione "Il Girasole". (Prima parte)
Ripresa e montaggio: Andrea Garello & Sonia Iacobone (more)

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martedì 24 luglio 2007

La modifica della costituzione

domenica 15 luglio 2007

Un referendum che sa di truffa



Sepolta sotto le rovine del muro di Berlino, la disinformatia è risorta. Non a Berlino, ma in Italia - senza escludere che sia riapparsa anche nella Russia di Putin. A praticarla da noi sono sopratutto i grandi organi dell'informazione a stampa. Che si sono trasformati in agenzie di propaganda per la raccolta delle firme per richiedere i referendum sulle leggi elettorali. Per la verità, la disinformatia è congegnata e definita nel comitato promotore del referendum. I grandi giornali «indipendenti» la hanno immediatamente assorbita e ne diffondono le tre falsità: quella secondo cui i referendum mirerebbero sia all'abrogazione del «porcellum», sia alla riduzione del numero dei partiti, sia alla formazione di governi stabili ed omogenei.


È asserire il falso che a) se le firme raccolte per il referendum risultassero sufficienti, b) se il controllo da parte dell'Ufficio centrale della Corte di Cassazione ne dovesse constatare la regolarità, c) se i quesiti referendari fossero dichiarati ammissibili dalla Corte costituzionale, d) se fosse raggiunto nella loro votazione il quorum della metà più uno degli elettori, e) se i voti a favore dei quesiti referendari risultassero maggiori dei voti contrari, se tutto questo succedesse, il «porcellum» di Calderoni sarebbe abrogato. No. La vittoria dei sì al referendum abrogherebbe soltanto alcune disposizioni, frasi, parole del «porcellum». Non abrogherebbe le disposizioni dirette ad attribuire alle segreterie dei partiti il potere di scegliere i membri del Parlamento nel numero risultante dai voti espressi alle liste dei candidati. Ingenerare subdolamente la persuasione che l'esito referendario consentirebbe agli elettori di eleggere i membri del Parlamento è azione fraudolenta.


È asserire il falso sostenere che la vittoria dei sì ridurrebbe il numero dei partiti. I referendum mirano solamente ad attribuire la maggioranza dei seggi, 340 alla Camera, alla lista che ottenga più voti, così come al Senato la maggioranza dei seggi alla lista che, in ciascuna Regione, attenga più volti di ciascuna altra. Qualunque sia il numero dei voti ottenuti. Potrebbero essere solo il 40%, il 30, il 20% dei voti complessivi.


Si badi che, intanto, un premio di maggioranza di tali proporzioni sarebbe di un'enormità paurosa. La legge Acerbo, che diede poi il via all'instaurazione del regime fascista, pur attribuendo un premio di maggioranza altissimo, poneva come condizione per ottenerlo l'aver conseguito il 25% dei voti popolari. Acerbo aveva, insomma, maggiore rispetto almeno per i numeri di quanto non ne dimostrino i promotori del referendum per qualche parvenza di democrazia. Si badi poi - a smentire clamorosamente che i quesiti referendari mirino a ridurre il numero dei partiti - che la legislazione risultante dall'esito affermativo dei quesiti, riguarderebbe le liste, non i partiti. Con conseguenze del tutto evidenti. Oltre quella remota, ma non esclusa, che con il 20% dei voti si ottengano 340 seggi, la più probabile è infatti la formazione di due listoni.


Uno per schieramento. Per non rischiare, i partiti si aggregherebbero senza remora alcuna quanto ad affinità, compatibilità, concordanza e condivisione di mezzi e fini dell'azione di governo. Si aggregherebbero in lista per vincere la elezioni, per poi distinguersi ad elezione avventa, tornando ad essere se stessi. Visto che, come per ogni democrazia che si rispetti, la Costituzione italiana, esclude che i parlamentari siano vincolati da un qualche mandato giuridicamente vincolante e visto che l'esistenza dei partiti, come per ogni democrazia che si rispetti, non è vietata da norme costituzionali.


La riarticolazione dei listoni in partiti riprodurrebbe esattamente la situazione attuale, quella che i referendari denunziano attribuendola ai partiti e non alla ragione vera della crisi, che è a crisi della rappresentanza politica, derivante soprattutto dal bipolarismo coatto che sta invece rendendo sempre più incredibile la democrazia italiana. È perciò propagandare il falso indicare come effetto della vittoria ai referendum la prospettiva di governi stabili ed omogenei. L'effetto sarebbe ineluttabilmente la perpetuazione di quel bipolarismo che i referendari vogliono invece imporre con irresponsabile insipienza e recidiva fraudolenza.



Da “il manifesto” de 11 luglio 2007


Postato da: Giorgio Gardiol


sabato 14 luglio 2007

REFERENDUM

Comitato di Firenze per la difesa della Costituzione

In questi giorni la RAI, la stampa "democratica" ed i massimi esponenti di AN e DS sono fortemente impegnati a sostenere il referendum elettorale proposto da Guzzetta e Segni; noi riteniamo che l'attuale legge elettorale, giustamente definita dai suoi stessi autori una "porcata" , debba essere profondamente modificata o, meglio ancora, sostituita da una legge elettorale più aderente ai principi costituzionali; il referendum Guzzetta - Segni non va però in tale direzione; se possibile peggiora la "porcata" per il carattere liberticida che lo caratterizza.Il Comitato di Firenze per la difesa della Costituzione, fortemente preoccupato per le argomentazioni mistificatrici con le quali si richiede la firma a sostegno del referendum, ha predisposto l'allegato volantino con invito a tutti i democratici a spiegare la vera natura ed i pericolosi effetti per la vita democratica di tale referendum e sollecita un forte impegno delle forze politiche democratiche per scongiurare i pericoli di tale irresponsabile iniziativa referendaria.Il Comitato è inoltre disponibilre con i suoi aderenti a partecipare a tutte le opportune iniziative volte a demistificare tutta la propaganda che anche da settori democratici viene fatta a sostegno di tale referendum
Tre motivi (e potrebbero essere di più) per non firmare il referendum elettorale Guzzetta - Segni
1° - consente ad una minoranza di governare il Paese: ripropone il principio della legge Acerbo del 1923 (voluta da Mussolini per garantirsi la vittoria elettorale del partito fascista), e stabilisce che la lista che ottenga più voti (anche un 25%) conquisti la maggioranza assoluta della Camera.Così non si elimina la frammentazione politica in tanti partiti e partitini, ma si incoraggia il formarsi di listoni eterogenei, alleanze opportunistiche destinate a sfasciarsi il giorno dopo le votazioni per ridar vita a una miriade di gruppi parlamentari.La proposta viola poi l'uguaglianza del voto, sancita dalla Costituzione per dare ad ogni cittadino il medesimo peso (art. 48) e mortifica il diritto di tutti i cittadini di scegliere liberamente il partito per partecipare alla determinazione della politica nazionale (art. 49).
2° - mantiene le liste bloccate dei candidati, imposte dalle segreterie dei partiti senza alcuna possibilità di scelta da parte degli elettori. In tal modo, viene accentuata la trasformazione dei partiti politici da strumenti di partecipazione democratica dei cittadini in comitati elettorali e centri di potere clientelare.
3° - mantiene l'assurdo premio di maggioranza al Senato attribuito regione per regione, con le conseguenze negative che oggi si sono già verificate: parità tra i due schieramenti, o addirittura maggioranze diverse al Senato e alla Camera.

Per questi, e per tanti altri motivi, la proposta di referendum Guzzetta-Segni deve essere respinta. Si deve respingere un referendum che anche i suoi promotori giudicano insufficiente: resterebbe in vigore per anni. Non si può accettare il ritorno a leggi di sapore fascista (non è un caso che questa proposta di referendum sia sostenuta da AN); occorre salvaguardare la democrazia e l'effettiva rappresentatività del Parlamento.
Certo, la legge elettorale vigente deve essere sostituita con una riforma in Parlamento che, in conformità ai principi della Costituzione, consenta a tutti i cittadini di scegliere i propri rappresentanti e di essere rappresentati in Parlamento.
www.firenzeperlacostituzione.it

lunedì 2 luglio 2007

"Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla"



COORDINAMENTO NAZIONALE DEI COMITATI PER LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE*


“ Salviamo la Costituzione : aggiornarla non demolirla”


Un anno fa, con un referendum popolare, gli italiani/e hanno respinto,a grande maggioranza, un progetto di riforma costituzionale che modificava sostanzialmente l’asseto fondamentale della Costituzione del 1948. E HANNO RIAFFERMATO CHE LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA RESTA IL FONDAMENTO DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA, il presidio supremo dei DIRITTI E DELLE LIBERTA’ DI TUTTI, la tavola dei principi, dei valori e delle regole che stanno alla base della convivenza comune e nei quali si riconoscono gli italiani. L’esito del referendum NON PRECLUDE LIMITATE E PUNTUALI MODIFICHE COSTITUZIONALI. Ma a condizione che esse siano COERENTI CON I PRINCIPI E I VALORI DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA E SIANO COMPATIBILI CON IL SUO ASSETTO FONDAMENTALE. Il referendum del 2006 ha anche sancito la CONDANNA DI RIFORME COSTITUZIONALI “ DI PARTE” . LA COSTITUZIONE E’ DI TUTTI, garantisce i diritti e le libertà di tutti, o comunque di una larga maggioranza.CON QUEL VOTO IL POPOLO SOVRANO HA DUNQUE AFFIDATO AL PARLAMENTO UN COMPITO: RISTABILIRE IL PRINCIPIO DELLA SUPREMAZIA E DELLA STABILITA’ DELLA COSTITUZIONE; METTERE FINE ALLA STAGIONE DELLE RIFORME COSTITUZIONALI “ DI PARTE”. Ciò richiede innanzi tutto che si approvi UNA MODIFICA DELL’ARTICOLO 138 DELLA COSTITUZIONE CHE, ALZANDO LA MAGGIORANZA PREVISTA PER L’APPROVAZIONE DI LEGGI DI REVISIONE COSTITUZIONALE ,RENDA IMPOSSIBILI RIFORME COSTITUZIONALI IMPOSTE A COLPI DI MAGGIORANZA. Si otterrebbe, in tal modo, il risultato di METTERE FINALMENTE “IN SICUREZZA“ LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA, così come è da tempo stabilito in molte altre grandi democrazie. Ma a un anno dal referendum, la riforma dell’articolo 138 non ha fatto alcun passo in avanti. Giace nei cassetti della commissione Affari costituzionali del Senato. E ciò, nonostante essa costituisca il primo punto del programma elettorale dell’Unione, e dunque il primo impegno assunto dai partiti della maggioranza parlamentare nei confronti degli elettori che li hanno votati, anzi nei confronti di tutti i cittadini italiani. Nel contempo, il confuso confronto sulla indispensabile riforma della vigente legge elettorale vede riproporre da varie parti progetti di radicale modifica della forma di governo. Anche in tal caso, ribadiamo che limitate modifiche, coerenti con la scelta di principio per la forma di governo parlamentare, e modellare sulle esperienze delle migliori democrazie parlamentari europee, come quella all’esame della Commissione Affari costituzionali della Camera, possono essere conpatibili con la scelta espressa dal referendum del 2006 e possono anzi rafforzare la democrazia italiana. Ma ciò non vale per le proposte di elezione diretta del primo ministro e di attribuzione al medesimo del potere di scioglimento del Camere, che riproporrebbero un modello di premierato assoluto ignoto all’esperienza delle democrazie moderne. Un modello incompatibile con i principi di separazione ed equilibrio dei poteri che caratterizzano la struttura delle Costituzioni democratiche.
IL COMITATO PROMOTORE DEL REFERENDUM DEL 2006 RIVOLGE PERCIO’ UN FORTE APPELLO ALLE FORZE POLITICHE E AI PARLAMENTARI TUTTI, AFFINCHE’ : 1) SIA RISPETTATA LA VOLONTA’ DEL POPOLO SOVRANO ESPRESSA IN QUEL REFERENDUM; 2) SIA AVVIATO IMMEDIATAMENTE L’ESAME PARLAMENTARE DEI PROGETTI DI REVISIONE DELL’ARTICOLO 138.
Una petizione popolare a sostegno di queste richieste sarà sottoposta alla firma delle italiane e degli italiani nei prossimi mesi e sarà presentata al parlamento. Per maggiori informazioni :
www.salviamolacostitizione.it
( “ La Repubblica” 25 Giugno 2007)


VITO PRUDENTE
e-mail : nusco1@alice.it