Massimo Villone, 28 giugno 2007
Il punto
L'avvio del confronto sulla legge elettorale subisce un ritardo. Tutto si complica, con la presentazione a firma di Anna Finocchiaro di un disegno di legge ispirato - a quanto è dato sapere - al doppio turno francese.Una tempestività senza pari. Sembrava che nell'Ulivo si stessero rafforzando le posizioni favorevoli a un modello di tipo tedesco. Invece, la presentazione viene a poche ore dalle esternazioni di Walter Veltroni nella cerimonia di investitura svoltasi a Torino, in cui il già leader del PD si è appunto espresso per il modello francese. E dunque la presentazione a stretto giro della proposta fa entrare direttamente nel confronto parlamentare la dialettica interna del PD. Questo non può produrre effetti positivi.
Il punto vero nel centrosinistra oggi è nel dibattito se si debba uscire dal bipolarismo coatto e paranoico nel quale ci troviamo, e che non sta producendo nel nostro paese né vera stabilità né tanto meno buon governo. Ciò comporta una scelta di sistema elettorale che abbandoni il maggioritario.
Quindici anni di sperimentazione del maggioritario - di collegio prima, con premio di maggioranza poi - hanno peggiorato le condizioni di salute del nostro sistema politico. La frantumazione è cresciuta e il ceto politico non si è rinnovato. La fotografia dei governi in carica documenta - in entrambi gli schieramenti - una elevatissima continuità, a prescindere dai risultati elettorali. Né i governi si sono mostrati capaci di consolidarsi nel consenso degli elettori, disperdendo al contrario, nel corso del mandato, il patrimonio di fiducia conseguito all'investitura. Dunque, quali che fossero gli intenti e i risultati iniziali delle scelte fatte nei primi anni 90, ora bisogna cambiare. Quelle scelte non producono più né buona politica né buon governo.
L'ipotesi francese non tiene alcun conto di tutto questo. E nemmeno tiene conto del fatto che il maggioritario di collegio ha reso centrale nel nostro sistema politico la Lega, forza territorialmente concentrata che vede moltiplicato il suo peso da un modello elettorale in cui decisivamente condiziona un gran numero di collegi nelle regioni del nord. Berlusconi vinse nel 2001 ancor prima del voto, stipulando l'accordo con Bossi. E da quell'accordo venne poi la devolution. Tutto questo rimane vero sia per il turno unico, sia per il doppio turno. Oggi, un centrosinistra che scegliesse il maggioritario a doppio turno dovrebbe prepararsi - volendo vincere - ad un accordo inevitabile con la Lega. E cosa ne pensa il centrosinistra?
Ancor più preoccupa la presentazione della proposta di legge elettorale sul modello francese se prelude ad altre iniziative, connesse alla ben nota propensione del leader del PD per le investiture plebiscitarie secondo il modello del "sindaco d'Italia". Questo richiederebbe una pesante riforma costituzionale. Si andrebbe anzitutto in contrasto radicale con l'esito del referendum costituzionale del 2006, in cui un'ampia maggioranza del popolo italiano di certo ha inteso escludere ogni deriva in quel senso. Secondo quella indicazione, alla Costituzione vigente al più possono apportarsi ritocchi, non radicali innovazioni. E soprattutto si farebbe una scelta opposta a quella di cui c'è bisogno oggi, momento in cui si deve puntare ad uscire dal leaderismo e dall'estrema personalizzazione della politica per recuperare forme di partecipazione democratica efficace. Senza illudersi che la partecipazione di un giorno, quando si vota, o magari di due se si aggiunge una primaria, possa bastare. I cittadini devono contare tutti i giorni, e non avere voce solo all'inizio del mandato di governo, e poi alla fine, dopo cinque anni. La partecipazione "usa e getta" non ci basta. Inoltre, molteplici inchieste di stampa e televisive hanno ampiamente dimostrato che il modello del "sindaco d'Italia" - che troviamo già realizzato nelle regioni e negli enti locali - non produce certo buon governo e buona amministrazione, ma piuttosto il contrario.
La Sinistra Democratica conferma la sua scelta per un sistema elettorale ispirato al modello tedesco, come miglior compromesso. Un esito complessivamente proporzionale per uscire dal bipolarismo coatto, con soglia di sbarramento per contrastare la frammentazione; metà dei collegi assegnata secondo un sistema maggioritario uninominale per favorire il radicamento degli eletti, la scelta degli elettori, il bipolarismo; l'altra metà con liste proporzionali bloccate per riconoscere ai partiti un ruolo nella selezione del ceto politico. Quanto al "sindaco d'Italia", ribadiamo ancora una volta una netta contrarietà ad ogni forma di populismo plebiscitario. Questo ha trovato in Berlusconi il suo migliore interprete, ed ha già recato gravi danni al paese.
(da Aprileonline)
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