Con le parole dei "compagni del circolo operaio di None" ricordiamo Orso a quanti lo hanno conosciuto e a chi non ha potuto conoscerlo.
Da "il manifesto del 3o maggio
Il nostro compagno Orso
Nelle prime ore di ieri è morto Bruno Redoglia, Orso. Gli siamo stati vicini in modo discontinuo in questi 40 anni.
Impariamo dall'inizio degli anni Settanta all'Indesit - al circolo operaio di None (To), a leggere e commentare la fabbrica e la realtà più vasta alla luce dei testi originali dello «zio Karl» o di «Carletto» come veniva soprannominato l'autore de Il Manifesto dei comunisti . Orso è uscito dal Pci nei primi anni Sessanta. Incominciamo a imparare regole di comportamento originali nella lotta di fabbrica, nella scrittura dei giornalini settimanali venduti ai lavoratori, nei confronti dei gruppi extraparlamentari di allora e del Pci. Si possono riassumere come segue: - no all'idea che la classe operaia sia omogenea e pronta magari all'appello alla rivoluzione da parte del «partito» di turno, no alla delega ai dirigenti a pensare e parlare a nome degli «iscritti» o della base elettorale, no alla battaglia per la propria «maglietta» sindacale a spese della possibile unità dei lavoratori, no al «tifo» per la lotta armata e per i Robin Hood che dicono che è arrivato il momento della rivoluzione e iniziano a sparare sempre più in alto a nome della classe operaia; no alla divisione tra chi studia e chi lavora, necessità di convincere i lavoratori a unire alla disponibilità alla lotta l'impegno a farsi una cultura. Impariamo che chi vuole la lotta più dura può rivelarsi un crumiro, come pure che gridare al «contratto bidone» o al «sindacato venduto» non vuol dire essere automaticamente disponibili a organizzarsi e lottare in prima persona; inoltre che non si deve accettare la nomina a delegato a vita (i senatori...), ma saper creare ricambi e saper alimentare il dibattito e la partecipazione senza farsi delegare, e staccare dalla produzione. Impariamo che la contraddizione tra borghese e proletario passa all'interno della classe operaia e di ogni individuo, ma una cosa è dirlo e una cosa è iniziare la propria rivoluzione personale. Dopo alcuni anni il circolo si frantuma e poi ci sarà la cassa integrazione del 1980 e la pensione. Orso riduce le attività, segue sui giornali e alla radio gli avvenimenti, va in bicicletta alle manifestazioni, discute con un numero ridotto di compagni. La sua casa è un laboratorio di elettronica e un magazzino di attrezzature varie comprate con pochi soldi al Balun il sabato. Orso pratica una vita sobria e coerente con le sue idee contro il consumismo. Da alcuni anni la sua salute peggiora fino a portarlo alla morte. Siamo vicini alla cara Mirella.
I compagni di strada del Circolo operaio di None
Nelle prime ore di ieri è morto Bruno Redoglia, Orso. Gli siamo stati vicini in modo discontinuo in questi 40 anni.
Impariamo dall'inizio degli anni Settanta all'Indesit - al circolo operaio di None (To), a leggere e commentare la fabbrica e la realtà più vasta alla luce dei testi originali dello «zio Karl» o di «Carletto» come veniva soprannominato l'autore de Il Manifesto dei comunisti . Orso è uscito dal Pci nei primi anni Sessanta. Incominciamo a imparare regole di comportamento originali nella lotta di fabbrica, nella scrittura dei giornalini settimanali venduti ai lavoratori, nei confronti dei gruppi extraparlamentari di allora e del Pci. Si possono riassumere come segue: - no all'idea che la classe operaia sia omogenea e pronta magari all'appello alla rivoluzione da parte del «partito» di turno, no alla delega ai dirigenti a pensare e parlare a nome degli «iscritti» o della base elettorale, no alla battaglia per la propria «maglietta» sindacale a spese della possibile unità dei lavoratori, no al «tifo» per la lotta armata e per i Robin Hood che dicono che è arrivato il momento della rivoluzione e iniziano a sparare sempre più in alto a nome della classe operaia; no alla divisione tra chi studia e chi lavora, necessità di convincere i lavoratori a unire alla disponibilità alla lotta l'impegno a farsi una cultura. Impariamo che chi vuole la lotta più dura può rivelarsi un crumiro, come pure che gridare al «contratto bidone» o al «sindacato venduto» non vuol dire essere automaticamente disponibili a organizzarsi e lottare in prima persona; inoltre che non si deve accettare la nomina a delegato a vita (i senatori...), ma saper creare ricambi e saper alimentare il dibattito e la partecipazione senza farsi delegare, e staccare dalla produzione. Impariamo che la contraddizione tra borghese e proletario passa all'interno della classe operaia e di ogni individuo, ma una cosa è dirlo e una cosa è iniziare la propria rivoluzione personale. Dopo alcuni anni il circolo si frantuma e poi ci sarà la cassa integrazione del 1980 e la pensione. Orso riduce le attività, segue sui giornali e alla radio gli avvenimenti, va in bicicletta alle manifestazioni, discute con un numero ridotto di compagni. La sua casa è un laboratorio di elettronica e un magazzino di attrezzature varie comprate con pochi soldi al Balun il sabato. Orso pratica una vita sobria e coerente con le sue idee contro il consumismo. Da alcuni anni la sua salute peggiora fino a portarlo alla morte. Siamo vicini alla cara Mirella.
I compagni di strada del Circolo operaio di None
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